Si è conclusa la nostra stagione di prove dedicata alla Beretta APX, arma con la quale l’Italia entra nell’era delle pistole striker destinate al tiro operativo da combattimento.
di G.Tansella e A.Carparelli
Con APX, arma ispirata ad un archetipo armiero mitteleuropeo ormai collaudato, Beretta propone finalmente al pubblico un prodotto concettualmente moderno, dalle caratteristiche compatibili con le più avanzate tecniche di tiro sia sportivo che operativo.
Ad onore del vero, come abbiamo anche dimostrato con un recente esperimento, l’azienda gardonese commercializza ancora molti prodotti i quali, grazie all’eccellente progetto e ad una realizzazione di qualità possono, nonostante l’età, garantire livelli di funzionalità che nulla hanno da invidiare alla concorrenza più moderna ma, in via specifica, richiedono risorse addestrative maggiori.
Armi Magazine di Gennaio 2019 contiene il resoconto di un nostro esperimento di modernizzazione della Beretta serie 92 con componentistica di produzione statunitense.
Come ricorda Alessio Carparelli nel suo libro “L’Atteggiamento Mentale e la Gestione della Paura nella Dinamica degli Scontri a Fuoco”, il raggiungimento di convincenti livelli di preparazione nell’arte del combattimento richiede, in senso assoluto, molto impegno. in tale prospettiva, le tecniche semplici, ivi comprese quelle di gestione delle armi da fuoco, risultano vantaggiose rispetto a quelle complicate, anche in considerazione delle limitazioni che la paura causa nella mente e nel corpo.
Copertina del libro di Alessio Carparelli (info)
Si pensi, tanto per fare un esempio, alle difficoltà legate alla gestione delle sicure manuali e, di conseguenza, ai vantaggi offerti dalle moderne sicure automatiche, le quali non richiedono azione alcuna da parte dell’utilizzatore semplificandone l’addestramento.
L’arma di cui scriviamo, dunque, rispecchia la scelta dell’azienda di Gardone V.T. di adeguarsi, così come la maggior parte dei produttori, a filosofie costruttive consolidate.
Principali unità funzionali della APX, dal manuale d’uso e manutenzione
APX è infatti una pistola semiautomatica con fusto polimerico con slitta porta-accessori MILSTD1913, ad alta capacità, con sistema di chiusura “stabile” tipo Browning-Petter modificato, percussore lanciato con sistema di scatto ad azione singola, sicure automatiche al gruppo di scatto ed al gruppo di percussione.
I comandi sono reversibili e le soluzioni anti-usura delle parti metalliche sono di ultima generazione.
L’impugnatura permette il montaggio di tre differenti dorsalini intercambiabili. Figura tratta dal manuale d’uso e manutezione.
Attualmente Beretta propone tale modello in sei particolari configurazioni: base, Tactical, RDO, Combat, Centurion, Compact, disponibili in calibro 9mm (9x21IMI per il mercato civile italiano e 9×19 Para per FF.AA e FF.PP) e .40 Smith&Wesson. Ogni versione differisce dalle altre, orientativamente, per dimensioni, colore, tipo e lunghezza di canna, capacità, organi di mira.
Il modello da noi sottoposto a prova è stato quello standard, il primo commercializzato, che ci ha colpiti da subito in ragione di due caratteristiche macroscopiche.
In primo luogo, senza dubbio, per le dimensioni notevoli, tali da renderne il porto occulto difficoltoso in termini di comodità e, soprattutto, di visibilità.
In secondo luogo ci ha favorevolmente impressionato la foggia del carrello, dotato di rilievi di presa molto ben conformati e posizionati.
Le manipolazioni in bianco hanno poi portato alla luce altre qualità di questa semiautomatica: tutti i membri dell’equipe di prova, pur con caratteristiche biometriche diverse, hanno trovato confortevole l’impugnatura che consente un certo grado di personalizzazione sostituendo i dorsalini di corredo. Si può agire a livelli ancor maggiori, ma occorrono acquisti od interventi ad hoc. Buoni gli elementi di interfaccia uomo-arma.
La prima prova della APX è stata effettuata nel luglio del 2017 e la sperimentazione è durata oltre un anno. In varie occasioni l’esemplare d’arma da noi posseduto è stato utilizzato insieme ad altre armi di pari categoria, con l’obiettivo di verificare l’esattezza, o contestualizzare, impressioni e giudizi.
Abbiamo poi scelto, più di una volta, di farla affiancare da prodotti di produzione Beretta di precedente ideazione ma di identica impostazione, in modo tale da ricavare riscontri in merito ai progressi raggiunti nel tempo, dal più grande dei nostri produttori, di realizzazione in realizzazione.
Di seguito, dunque, le nostre impressioni in relazione ad un prodotto che, piaccia o no porta l’Italia, sotto il profilo produttivo industriale, pur con un ritardo creativo di decenni rispetto alla concorrenza in riferimento ai prodotti concepiti per il tiro operativo da combattimento, a competere con i più autorevoli produttori d’armi del mondo.
Nunzio Buzzanca e Matteo Basile eseguono prove di tiro rapido
In questo contesto l’arma ha dato risultati ambigui: da un lato si è rivelato ottimo il bilanciamento tale da contenere, anche con munizioni molto potenti, il rilevamento e, conseguentemente, da velocizzare il ritorno in assetto di punteria; deludenti rispetto alle aspettative, invece, le geometrie di scatto.
Ci riferiamo in particolare ad una precorsa relativamente lunga, con una differenza di peso, tra precorsa e sgancio, troppo ridotta. Fin troppo percepibile il collasso al retroscatto e lungo lo spazio di reset.
Disegno, dislocazione delle masse e organi di mira sono tre punti di forza di APX
Nel tiro meditato abbiamo particolarmente apprezzato il disegno degli organi di mira, che hanno permesso di ottenere aree di impatto ristrette. In tale fase, anche con munizionamento commerciale, si sono verificati dei malfunzionamenti, tra i quali una doppia alimentazione in occasione della primissima sessione a fuoco.
tiro in movimento
La APX si è rivelata, in tale ambito, eccellentemente disegnata e le sue forme hanno permesso a tutti i membri dell’equipe di prova di eseguire manovre di tiro corrette anche in condizioni di concitazione. Molti apprezzamenti al sistema di mira, funzionale anche in condizioni critiche come anche, in vista di situazioni d’emergenza, alla silhouette del carrello, che agevola il puntamento.
MANOVRE D’EMERGENZA
La conformazione del carrello permette di risolvere in modo rapido e sicuro eventuali malfunzionamenti.
L’arma, come anticipato, ha sofferto, soprattutto all’inizio, in configurazione standard, di alcuni malfunzionamenti ma le manovre d’emergenza sono sempre state effettuate in modo fulmineo. Il merito è senza alcun dubbio dell’eccellente disegno del carrello.
I cambi di caricatore sono sempre stati eseguiti con agilità e senza incertezze e tale risultato è riconducibile alla buona realizzazione dei comandi di sgancio e della parte di impugnatura con funzione di bocchettone di caricamento.
Tiro da posizione F.B.I. Crouch
In tale contesto, soprattutto con l’ausilio di fondine personalizzate di vario genere, l’arma ha perfettamente soddisfatto le attese, confermando in fase di presa le nostre positive attese riguardo all’efficienza dell’impugnatura e, in fase di sparo, un ottimo bilanciamento.
Sfruttamento di copertura alta
L’arma si è, nel complesso, ben comportata, portandoci per l’ennesima volta ad elogiarne tanto la dislocazione delle masse quanto la bontà del disegno ergonomico, che consente un utilizzo sicuro in tutti i contesti e tutte le posizioni, agevolando in particolare le manovre di emergenza, che avvengono sempre con successo, anche con mani sudate. In qualche caso chi ha utilizzato dei guanti è stato tuttavia ostacolato – era capitato anche con la HK SFP9 – a causa della tendenza del tessuto a rimanere incastrato tra il grilletto ed il ponticello.
Queste le impressioni relative alla primissima prova, effettuata in un poligono privato, con il prodotto in condizioni pari al nuovo. Col tempo si è riusciti a prendere maggiore dimestichezza con lo strumento ma, in via generale, le nostre impressioni sono state confermate nel tempo.
L’utilizzo di autoveicoli nelle simulazioni di scontro è utile a studiare il modo migliore di affrontare il conflitto a fuoco in ambiente urbano
UN ESPERIMENTO DI PERSONALIZZAZIONE
Nell’estate del 2018 siamo stati contattati da Alex Mora, uno degli amministratori di Beretta APX Owners Group di Facebook, che ci ha proposto di sottoporre a prova un esemplare d’arma, versione Combat, modificato.
L’unità di scatto, denominata TR1, è prodotto dall’azienda romana Specialcorps.it; la molla di recupero originale è stata sostituita con una DPM da 26 libbre; il fusto modificato superficialmente tramite processo di termo incisione e copertura con inserzione di cristalli di quarzo in funzione di anti-scivolamento.
L’opera di personalizzazione, oltre naturalmente a soddisfare determinate, specifiche esigenze del proprietario dell’arma, ha dal nostro punto di vista migliorato in modo marcato l’efficienza del congegno di scatto, in termini di fluidità di trazione e spazio di riaggancio. Occorre tuttavia un’elevata sensibilità per percepire l’avvenuto riaggancio.
Il tempo medio di esecuzione della prova sparo di quindici colpi in rapidissima successione è stato i pari a 3”,49 con un tempo minimo pari a 3”,33.
Tali valori, limitatamente a questo aspetto di valutazione, portano la APX a poter concorrere con larga parte dei prodotti concorrenti tanto che, da un punto di vista squisitamente numerico, il risultato ottenuto è praticamente identico a quello raggiunto con la Heckler & Koch SFP9 (3”,48).
Migliorata in modo netto, soprattutto con la sostituzione della molla di recupero, l’affidabilità, tanto che in occasione di questo esperimento non si è verificato un solo inceppamento, sia con munizionamento commerciale che con munizionamento ricaricato.
Tabella esplicativa di Italian APX Owners Group che mostra le varie versioni commercializzate, con le loro caratteristiche salienti.
Il modello standard, in ragione delle dimensioni importanti (19,2 cm di lunghezza, 14,2 cm di altezza e 3,3 cm di spessore), risulta poco versatile pensando ad un porto che non sia manifesto ma il catalogo comprende versioni compatte.
La principale criticità è secondo noi costituita, come abbiamo avuto modo di appurare, dalle geometrie di scatto. Esistono, per fortuna, valide vie di perfezionamento ma comportano un considerevole aumento dei costi.
Tra i punti di forza spicca l’ergonomia del progetto: l’impugnatura è molto ben conformata anche se non personalizzabile ai livelli della HK SFP9; il carrello invece è impressionante per funzionalità. Buoni anche gli organi di mira.
Sotto il profilo pratico la APX si è comportata bene, pur dovendo rilevare che i livelli prestazionali del prodotto out of the box possono senz’altro migliorare, con particolare riferimento alle geometrie di scatto. Molto convincenti, quindi, le prospettive di sviluppo di questo prodotto.
CONCLUSIONI
Il lancio commerciale di APX segna un’importante svolta per quanto riguarda la produzione armiera italiana che, se per qualità nulla ha da invidiare a quella straniera, è oggettivamente in ritardo sulla concorrenza internazionale per quanto concerne la capacità di rinnovarsi sulla base, specifica, delle esperienze riguardanti il combattimento con l’arma corta e le sue esigenze. Con il nuovo prodotto un divario ultradecennale è stato colmato e tale risultato costituisce, in via generale, un traguardo importante.
Nell’ottica commerciale Beretta diviene forse il più ricco degli interpreti armieri attuali, offrendo al pubblico una gamma di armi corte eccezionalmente vasta e riuscendo, nello specifico, ad inserirsi in una nicchia di mercato che prima le era preclusa.
Guardando al mercato istituzionale questo prodotto, al momento, a torto o a ragione, non sia in grado di replicare l’eccezionale successo della serie 92 ma, guardando al mercato interno, costituisce senza dubbio alcuno una scelta credibile per il futuro.
Tale constatazione trova una giustificazione guardando agli studi di Alessio Carparelli riguardo alla dinamica degli scontri a fuoco che avvengono in Italia i quali, nella maggior parte dei casi, vedono utilizzate le armi corte, da parte delle forze dell’ordine e dei privati cittadini, nonché da parte dei criminali.