Immaginando una situazione in cui sarà necessario usare la forza o le armi per sopravvivere, dobbiamo sempre considerare quali saranno le conseguenze giudiziarie delle nostre azioni e, sopratutto, come allenarle al meglio delle nostre possibilità.
Nell’ambito di questo contesto, per sopravvivenza giudiziaria si intende il favorevole superamento ai procedimenti penali, civili ed amministrativi avviati dalle diverse autorità che hanno la necessità di avviare per stabilire se la reazione di sopravvivenza posta in essere sia in tutto o in parte giustificabile.
La norma quadro che si applica a chiunque fa uso della forza o delle armi per interrompere un’aggressione che porterà conseguenze di accettabili, è la difesa legittima ex art. 52 del Codice Penale. Un comportamento difensivo, per risultare giustificato, deve soddisfare quattro condizioni: la necessità di difendere un diritto, l’offesa sia ingiusta, la proporzionalità tra l’offesa e la difesa posta in essere (anche se non in ogni luogo) ed infine, l’attualità del pericolo.
Sulle prime tre ritorneremo, concentrandoci adesso solo sulla necessità che la nostra reazione coincida con quel momento in cui non esiste alcuna alternativa all’uso della forza per garantire la nostra sopravvivenza, dando per assunto il fatto che quel comportamento da cui ci stiamo difendendo non sia lecito e che non esiste altro modo per affrontarlo se non porre in essere una risposta di sopravvivenza efficace. Quanto al principio di proporzionalità, che sarà oggetto di un prossimo approfondimento, in questa fase faremo solo una breve riflessione. In materia di difesa con le armi, perché un comportamento possa risultare proporzionato, deve rappresentare la reazione ad un’aggressione che pone concretamente a repentaglio la vita di chi si difende.
L’attualità del pericolo può essere definita, sul piano operativo, come quell’istante in cui, se non faccio qualcosa per interrompere l’azione aggressiva, riporterò delle lesioni insopportabili, a prescindere dalla loro entità. Ne prima, ne dopo. Non possibile anticipare la risposta di sopravvivenza poiché la condizione di pericolo non è concreta e potrebbe avere diverse evoluzioni, anche in senso negativo. Non è altresì possibile porre in essere la nostra reazione quando il pericolo è cessato poiché si travalicherebbe il principio di autotutela.
Ogni ordinamento delle Nazioni civilizzate, in ragione della propria storia, della cultura e della sensibilità del suo popolo, ha stabilito il confine che esiste tra la necessità che i suoi pubblici ufficiali mantengano l’ordine e la sicurezza e le richieste di sicurezza che quella popolazione invoca nel momento e nel luogo in cui le forze dell’ordine sono altrove. Non si tratta di una delega di funzioni ma semplicemente di un perimetro che viene riconosciuto ad un cittadino che ha la necessità di difendersi dall’aggressione ingiusta ad un diritto proprio.
Ciò detto, come affrontare una situazione ancora solo potenzialmente pericolosa? Facciamo qualche riflessione sul piano addestrativo e operativo.
Avendo compreso quale è il momento di difendersi sul piano normativo, spostiamoci sulla linea di tiro. Come ripeto molto spesso, il limite più importante dell’addestramento con le armi da fuoco è rappresentato da rigide modalità bidimensionali, in cui si trascorrono ore ed ore a ripetere la stessa azione sul medesimo bersaglio. Nulla di più lontano da quello che serve veramente. Quando ci addestriamo ad una situazione inattesa alla quale dobbiamo adattarci per sopravvivere, è necessario non avere rigidi riferimenti. Scegliere diversi bersagli, contesti e modalità addestrative rappresenta un vantaggio importantissimo per stimolare la capacità di identificare correttamente quello che sta accadendo intorno a noi. Lavorare con una modalità che ci aiuti ad adattarsi ad una situazione che non conosciamo, imparando a porre in essere la nostra reazione di sopravvivenza quando il pericolo è attuale.
Uno degli strumenti che nella mia esperienza è risultato molto efficace è l’Atteggiamento mentale, ovvero la nostra capacità di sintonizzarci nell’ambiente circostante valutando la maggiore o minore esposizione al rischio di rimanere coinvolti in un’aggressione, uno scontro a fuoco, ecc. Si tratta di una modalità di preparazione allo scontro basata sull’influenza che i luoghi, le persone, le attrezzature e persino la nostra condizione psicofisica, possono esercitare sull’esito del confronto che ci apprestiamo ad affrontare. Questa risorsa, correttamente coniugata con delle moderne modalità addestrative, rappresenta un supporto fondamentale per reagire correttamente.
Riconoscere una situazione come pericolosa e scegliere come affrontarla è una risorsa fondamentale che va allenata costantemente. Si tratta, infatti, di addestrarsi realisticamente con protocolli di progressivo inoculazione dello stress che stimolino l’individuazione e la realizzazione di una risposta di sopravvivenza ad una situazione inaspettata.
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