La posizione di tiro (PdT) costituisce la modalità con cui un tiratore interagisce con il terreno mentre fronteggia una minaccia da contrastare, in relazione alla distanza che intercorre tra loro. Insieme all’impugnatura, all’allineamento degli organi di mira / inquadramento del bersaglio, alla gestione del grilletto e della respirazione, rappresenta uno degli elementi fondamentali del tiro.
Nel combattimento a brevissima distanza, allorquando potremmo guardare in volto il nostro aggressore, la PdT non può essere indipendente dalla risposta fisica data della paura di perdere la vita, poiché ne risulta fortemente influenzata. Gli approfondimenti svolti in questi anni nel contesto dei confronti violenti, mi hanno consentito di comprendere come, il corpo umano, a prescindere dalla nostra esplicita volontà, in presenza di un repentino incidente critico dinamico, esegue, tra le altre, un’intensa risposta di adattamento. La necessità di sopravvivere all’urgenza della risposta, è alla base di alcune reazioni del corpo che sono la causa naturale di una spinta ad orientare simmetricamente il busto in direzione perpendicolare alla minaccia; di un abbassamento baricentro corporeo; un impulso ad allungare le braccia per proteggere la linea immaginaria che si realizza con gli occhi, con l’intento di proteggersi dallo di stimolo aggressivo.
L’insieme di queste reazioni non deve essere ignorato quando pensiamo ad addestrare una posizione di tiro che risulti efficace e realizzabile in ogni contesto. Dato per assunto che queste risposte fisiche di adattamento avverranno a prescindere, è necessario progettare una posizione che le tenga in integri, nel rispetto dello scopo e del contesto. La PdT, per risultare ancora più efficiente e funzionale, deve risultare dinamica, consentendo rapidi spostamenti, cambi di posizione, sfruttamento delle coperture, ecc; equilibrata, riuscendo a resistere alla carica fisica di un aggressore e, al tempo stesso, di poter sfruttare al meglio tutte le piattaforme di tiro; aggressiva, agevolando l’impiego della macchina corpo umano per il combattimento, senza dimenticare che la PdT è ovviamente influenzata dallo stato mentale di chi sta combattendo per la propria sopravvivenza (es. paura, rabbia, frustrazione, ecc.)
Queste caratteristiche, se ben nutrite in addestramento, sono in grado di influenzare significativamente la qualità della risposta che il corpo utilizza per contrastare la minaccia, favorendo l’orientamento l’arma verso la minaccia in modo naturale ed intuitivo. Partendo dal concetto di geometric point, ho sperimentato come, soprattutto negli spazi ristretti, contrastando una minaccia posta a brevissima distanza, la capacità di orientamento verso la minaccia rappresenti una risposta rapida e di grande efficacia.
Come approfondito nel mio libro, la risposta fisica del processo della paura viene sollecitata da parte del cervello emotivo. Si tratta di una modalità di adattamento allo stimolo minaccioso che viene posta in essere per sopravvivervi, a prescindere dalla nostra volontà esplicita. Orbene, questa capacità innata va correttamente alimentata in addestramento favorendo la realizzazione di una posizione di tiro che coniughi armonicamente tutti i fattori citati[1].
Se è vero che per preservare la mano che tocca una pentola bollente la dovrò ritrarre il più rapidamente possibile, per sopravvivere ad uno scontro dobbiamo reagire con altrettanta tempestività, predisponendo innanzitutto una posizione di tiro funzionale ed efficace.
Per risolvere questo problema è stata nel tempo messa a punto la c.d. posizione di pronto, ovvero una modalità con cui apprestarsi ad affrontare la minaccia, anche solo qualche attimo prima che essa si concretizzi, che favorisca la reazione di sopravvivenza. Per risultare efficace, questa stance dovrebbe essere assunta immediatamente, allorquando lo stimolo che ha attivato la nostra reazione viene valutato come pericoloso.
Impegnarsi in altro è inutile e sovente disastroso.
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[1] Proprio in ragione di quest’ultima analisi, negli ultimi dieci anni, sono state progressivamente abbandonate tutte quelle posizioni di tiro che, sebbene producessero ottimi risultati in addestramento, sono risultate non replicabili nel corso di un ICD a breve distanza, poiché in contrasto con la reazione emotiva di sopravvivenza.