La spietata legge della paura!
“A me non capiterebbe mai”, abbiamo pensato in più di un’occasione leggendo qualche triste notizia in cui, il protagonista della storia, ha commesso quello che, dalla nostra comoda scrivania, abbiamo giudicato come un errore banale, allorquando, nella realtà, qualcuno tirato il grilletto, Già, in ogni mio intervento questa maledetta parola non mi abbandona mai.
il motivo, per chi non mi conosce, è presto detto. Quando la mente si rende conto che accadrà qualcosa di irreparabile se non interveniamo per interrompere quello che viene riconosciuta come una situazione lesiva, tutto cambia. Il nostro modo di leggere quello che sta accadendo, di attribuirvi il significato corretto ed infine di individuare e realizzare un corretta risposta di sopravvivenza, si modifica profondamente.
Alzi la mano chi non ha mai avuto paura di morire, anche non necessariamente a causa della delle armi? Chi non ha mai avvertito quella condizione di alterazione psicofisica associata ad uno stato mentale non gradito in presenza di una situazione che non ci garba. Immaginate che l’intensità di questa esperienza potrebbe essere di entità tale da divenire non più controllabile razionalmente. La reazione esplosiva che risiede alla base dell’istinto di sopravvivenza, direbbe qualcuno.
Si tratta in estrema sintesi della reazione di adattamento ad uno stimolo che viene giudicato dalla nostra mente come pericoloso che ha come obiettivo la preservazione della vita.
Poco o nulla a che vedere con la razionale capacità di apprezzare le nostre capacità di tiro, sic! Senza dilungarsi troppo, la mente funziona un po come una sala operativa che valuta continuamente quello che accade intorno a noi con il compito di equilibrare e riequilibrare le nostre interazioni con l’ambiente circostante e con le persone a seconda del valore esperenziale che gli attribuisce.
Il pilota non è però sempre lo stesso. Possiamo vivere situazioni per nulla o poco pericolose che potremo affrontare con cautela e nervi saldi perché ne abbiamo il tempo ed altre dove la reazione di sopravvivenza dovrà essere molto repentina per evitare di soccombere.
Es. vedo qualche metro avanti a me due ragazzi che se le danno di santa ragione. Per evitare di rimanere coinvolto decido di cambiare strada. Anche se possiamo classificare questa disavventura come poco insidiosa, abbiamo avuto il tempo di valutare la migliore soluzione ed attuarla con efficacia. “Valutare” ovvero processare delle informazioni sfruttando la funzione di problem solving tipica del cervello razionale.
Quando a rischio c’è la nostra integrità fisica, tutto cambia. Ovvero se mi trovo all’interno di una situazione che non mi concede il tempo di elaborare coscientemente una risposta di sopravvivenza, il sedile del pilota passa al cervello emotivo. Es. Mentre aspetto che l’acqua arrivi alla temperatura corretta per gettare la pasta, magari distratto dal mio smartphone mentre leggo un ottimo articolo pubblicato sul sito Tirooperativo.it 🧐, appoggio inavvertitamente l’altra mano sulla pentola bollente. Quante volte ci è capitato? Chi si ricorda quell’istante in cui, valutata quella situazione come pericolosa (e certamente dolorosa, sic), abbiamo deciso di ritrarre la mano?
Questo meccanismo di sopravvivenza che potremmo definire come semi – automatico, è sostanzialmente legato all’urgenza della reazione di sopravvivenza. Tanto più una situazione richiede un’azione immediata per conservare la vita umana e tanto meno razionale sarà la risposta, poiché fortemente influenzata dalla paura di perdere la vita o di riportare delle ferite.
Utilizzare le armi in questa realtà non è come farlo in allenamento al poligono poiché nessuno cerca di farci del male in quel contesto. In altre parole la reazione emotiva che si scatena in quei momenti è molto più complessa da comprendere e da allenare rispetto alla sola tecnica di tiro.
La nuova frontiera dell’addestramento alla sopravvivenza ad un evento che accade nella realtà, i cui possibili esiti sono talmente drammatici da modificare in maniera determinante il comportamento della mente e del corpo, è la sfida che ogni istruttore dovrebbe saper cogliere. (Vuoi saperne di più? https://www.tirooperativo.it/il-libro/)
Il video che ci apprestiamo ad analizzare rappresenta un esempio eloquente di come un programma di inoculazione dello stress, ancorchè nel corso di una simulazione controllata, sia in grado di farci avvicinare a tutta la possibile gamma delle risposte c.d. irrazionali o, per meglio dire, quelle emotive. Non sempre le cose vanno come pensiamo o speriamo.
Questo è quello che può accadere quando ci troviamo all’interno di una situazione in cui il cervello emotivo, spedito dalla paura, prende il sopravvento e, sopratutto, quando tutto ciò avviene senza una destrate ti specifico. Meditate con attenzione.
Non è un gioco!
Per info, costi o per partecipare alla nostra formazione, scrivi a formazione@tirooperativo.it o chiama il numero 3791882666. Ci trovi a Casei Gerola (Pv) all’interno del Campo di tiro Conrad Shooting Club.
GRAZIE, TIROOPERATIVO “SUPERLATIVO”!
Grazie a voi!